Vinodivite

UN VINO TIRA L’ALTRO – PARTE SECONDA

Secondo episodio del mio racconto su alcune bevute fatte qua e là, insieme alla mia ragazza, e speriamo che la memoria non m’inganni …
Il primo vino è un rosso “naturale” chiamato “il Burbero” della ormai burberopluridecantata cantina Collecapretta bevuto alla Vinoteca di San Sisto martedi scorso accompagnato da un’ottima torta di Pasqua salata al formaggio; è un blend di Sangiovese, Merlot e Ciliegiolo raccolte quasi passite in vigna, un vino nato per caso da una raccolta quasi tardiva qualche anno fa e poi riproposto solo nelle migliori annate; è burbero perchè da come è nato non ci si aspettava nulla di buono ma che nasconde al suo interno un animo caldo, una dolcezza innata, un carattere unico che ricorda l’amarone, dai profumi e aromi antichi di uve mature, di fiori appassiti e frutta essiccata. Regala note olfattive di uva passa, di frutta rossa matura, di ciliegie e visciole, lievissima acidità di base e sentori ancestrali di ferro e terra; l’attacco in bocca è brevemente ossidato e gradevolmente asprigno di amarena matura, poi arrivano note più burbero2morbide ed eleganti ma comunque riccamente fruttate e marascate dove la visciola sotto spirito prevale sul tannino rude del sangiovese che viene smussato dalla dolcezza del frutto passito, anche se i sapori di base sono asciutti e decisi.Il finale di bella sapidità di base svela la raccolta surmatura in tutta la sua fine complessità aromatica di frutta secca, di prugne ed albicocche, fiori passiti e spezie vanigliate e chiodi di garofano; vino già affascinante, ma purtroppo la giovinezza gli si addice poco, riuscirà infatti a sorprendere tra 4-5 o più anni. Da segnalare i 15 gradi ben nascosti nella trama fruttata e speziata.

collepianoSabato a casa dai miei abbiamo anticipato il pranzo della domenica di Pasqua, e con mia grande sorpresa sulla tavola c’era una bella bottiglia di Sagrantino Collepiano Caprai del 2007, straordinaria espressione del vitigno, forse troppo morbida e ammaliante che riesce ad esprimere poco la ruvidezza e la tannicità del sagrantino, cosa che molti, compresa la mia ragazza considerano un pregio.
Vino affinato 22 mesi in barrique di rovere francese, riesce ad evolvere magnificamente dopo l’apertura presentandosi all’inizio ritroso ai profumi, scorbutico e poco espressivo in bocca, poi dopo un’oretta la potenza del frutto e le note speziate e balsamiche prendono vita e si sprigionano sia al naso che al palato; appare potente, grintoso, di un’eleganza assoluta, una fitta trama tannica e una ricca concentrazione di aromi di frutta e spezie.
Al naso le note erbacee e balsamiche sono entusiasmanti e riescono a farcelo apparire fresco nonostante la complessa struttura di cui è dotato, poi svaniscono e appaiono le note di mora in confettura, pepe, cuoio e tabacco, più un accenno di violetta e vaniglia, a donare un’ ulteriore eleganza al bouquet aromatico.
In bocca come detto è potente, austero, riccamente tannico e fittamente impregnato d’aromi d’uva e frutti rossi, ma vive sempre di una vellutatezza e morbidezza che smussa ogni spigolo del rude tannino e la lieve acidità fruttata.
Il finale è pieno, ricco, persistente nella sua speziata balsamicità e aromi d’erbe aromatiche mediterranei.
L’abbiamo abbinato ad un cosciotto d’agnello al forno, un connubio davvero strepitoso.
To be continued…