Vinodivite

VIOGNIER YARDEN 2011 – GOLAN HEIGHTS WINERY

IMG_3806Toccata e fuga alla Vinoteca di San Sisto-Perugia, in una domenica pomeriggio altrimenti monotona (vissuta tra negozi, e acquisti vari), ormai tappa fissa per un aperitivo altrove impossibile in una Perugia sempre più monotona e desolante.
Ci accomodiamo al bancone, in stile telefilm americani, e optiamo per 2 bicchieri di bianco con noccioline al seguito (è vero il loro ricco tagliere di salumi e formaggi vale molto di più di un piattino di arachidi salate, ma il pranzo domenicale si faceva ancora sentire); un bianco Israeliano, 100% kasher, 100% Viogner, della linea d’eccellenza Yarden della cantina Israeliana Golan Heights Winery.
Nata nel 1883, situata a Katzrin nella zona nord orientale di Israele sulle Alture del Golan, è stata una delle primissime aziende ad aver introdotto il concetto di qualità per il vino Kasher (adatto al consumo secondo i dettami religiosi ebraici, in quanto le uve sono manipolate soltanto da ebrei praticanti certificando l’idoneità al consumo rispettando le regole alimentari predette dalla religione).
Le vigne posizionate su un altipiano che va da 400 metri fino ai 1200, vivono in una condizione ideale di altitudine, clima e suolo adatti alla viticoltura, su terreni vulcanici, ricchi di minerali e argilla.
Le varietà coltivate sono Chardonnay, Sauvignon Blanc, Viognier, Malbec, Syrah, Cabernet Sauvignon e  Franc, Gamay, Pinot Noir, e nella zona meridionale del Golan Moscato d’Alessandria e Canelli; i vini vengono importati in Italia da Gaja.

Consigliatoci da uno dei titolari Roberto, il Viognier Yarden occupa nel suo ipotetico podio di bianchi, un gradino d’onore, e annusandolo e sorseggiandolo capisco anche il perchè.IMG_3807
Affinato per un terzo in barriques di legno francese nuove, un terzo in barriques di secondo passaggio ed un terzo in acciaio; si presenta nel bicchiere in tutta la sua luminosa veste color oro essenziale non troppo intenso, con riflessi verdolini appena accennati.
Al naso è di una meraviglia assoluta, racchiude in sé i profumi del mediterraneo; con sensazioni di iodio e salsedine che bilanciano soffuse note dolciastre, dal sapore di pesca fresca, albicocca e frutta tropicale; note floreali di camomilla, fiori d’arancio e sfumature speziate nascondono un finale che lascia intravvedere un legno levigato ed elegantissimo.
In bocca è pura armonia, è soffice velluto; è tutto uno splendido equilibrio tra la gradevole acidità e sapidità, e la minerale freschezza, che riesce a nascondere l’elevato tenore alcolico, ben 15,5°.
Burrosi sentori di vaniglia si intermezzano ai gustosi frutti a pasta gialla sentiti al naso, mentre punte lievemente citriniche danno freschezza e acidità al sorso.
L’ananas, il mango donano polposa fruttosità al tutto, preparando il palato ad un finale elegantissimo dove il legno lascia spazio a caramello, zucchero filato e confetto.
Vino che sà essere un ottimo compagno per una cena etnica marocchina o libanese, magari con una tajine di pollo o agnello, accompagnata con riso e salsa al mango.