Vinodivite

DON P.X. PEDRO XIMÉNEZ Gran Reserva 1983 – BODEGAS TORO ALBALÁ

Quello di cui voglio parlare oggi più che un vino è una vera esperienza sensoriale…

di passaggio alla Vinoteca di San Sisto-Perugia per un aperitivo di mezzodì veloce mi immergo subito negli splendidi profumi e sensazioni iodate dello zibibbo secco Leukos di cantina Minardi già assaggiato in passato proprio quì, quando l’oste Corrado con gli occhi illuminati mi porge sotto gli occhi una bottiglia minuta, di appena 375 cl, dal colore sinceramente poco invitante, scurissimo, quasi nero, un liquore al caffè? alla liquirizia? una densità più che oleosa, sembra pece, ma cos’è? l’etichetta recita “Don PX Pedro Ximenez 1983 Gran Reserva, Bodega Toro Albalà, D.O Montilla Moriles”.                                    image

Corrado m’illumina, Pedro Ximenéz è un vitigno tipico del sud della Spagna, che regala un’uva dolcissima, fatta appassire in maniera totalmente naturale su dischi di juta per raggiungere un grado zuccherino incredibile, la Gran Reserva affina per 20 anni!!! in vecchie botti di rovere; il risultato è un vino denso, materico, magnetico alla vista, attraente come pochi al naso, suadente in bocca, alcolico quanto basta o di più con i suoi 17 gradi, ed è piacere puro, estasi dei sensi, godimento.
Mai prima d’ora ho parafrasato un vino con questi termini, ma qui siamo su livelli talmente alti di vera goduria sensuale da stordire, da rimanere senza fiato, da abbandono temporaneo e incondizionato delle proprie facoltà completamente abbindolate da quella forza della natura che come materia oscura ti cattura con se per pochi infiniti attimi.
Al naso è emozionale, etereo, una ricchezza aromatica senza eguali, liquore di noci, liquirizia, balsamiche note elegantemente mentolate, melassa, pappa reale, dolcezza tostata di caramello, poi fico secco, carrube, china, sciroppo d’acero, ancora note speziate e aromatiche di cannella, ginepro, mirto, pepe; eleganza, classe, vapori iodati, salinità innata, in ultimo e più insite note d’amaretto, caramello bruciato, orzo e caffè, Borghetti, Vov, vaniglia.
L’entrata in bocca è un’istantanea esplosione d’aromi meravigliosi condensati in un frammento d’attimo; là dentro si concentra l’essenza del sorso, una ricchezza d’aromi, una profondità abissale, infinita, in quell’attimo mille sentori insieme avvolgono ogni piccola papilla, fico secco, o meglio la sua scorza, datteri, miele, melassa, liquirizia, vaniglia, torrefazione di caffè, orzo, zabaione, densità zuccherine sconfinate, mielose, cremose, tanto che il liquido sfida nel bicchiere la forza di gravità.
L’opulenza straordinaria, la fittezza aromatica, le dolcezze innate, la velata ossidazione dal tempo non nascondono una freschezza e un’aciditá inaspettate, sensazioni saline, minerali, che elevano il sorso, lo alleggeriscono; tanto che non risulta mai pesante, ma bensì snello, fine, elegante ed equilibrato, con una beverinità impensabile.
La bocca è ampia, piena, untuosa e sontuosa, il sorso ne troppo eccessivo ne ridondante, è comunque avvolgente, vellutato, fodera il palato e le mucose, con un finale dolce/amaro di gran classe.
La persistenza è infinita con ricordi lontani di caffè sport, orzo, mallo di noce, fico secco, caramella mou e liquirizia.
Immenso….da provare almeno una volta nella vita.

P.S. Per chi fosse alla ricerca di emozioni ancora più forti in Vinoteca c’è una bottiglia del 1945, e nel catalogo Ceretto, distributore per l’Italia della Bodegas, si trova la Reserva Especial “Convento” del 1910!!!image