Vinodivite

UN VINO TIRA L’ALTRO – PARTE TERZA

Prosegue il mio racconto su delle bevute itineranti tra Perugia ed Orvieto…oggi riporto una pagina di “diario” di alcuni mesi fà, precisamente della Pasqua 2014.

Nel pomeriggio del Sabato Santo appuntamento con l’aperitivo “biodinamico” da Gianluca Pepe dove ho assaggiato il Masieri di Angiolino Maule, vignaiolo naturale, fondatore e presidente di Vinnatur, la cantina è La Biancara posta nel territorio della garganega in quel di Gambellara tra le province di Verona e Vicenza, 11 ettari di suolo vulcanico, con vigneti allevati in modo totalmente naturale.
Masieri è il vino bianco base dell’azienda, ma che base!! vinificato con uve garganega e in minor parte trebbiano, per così dire di scarto, raccolte in secondo passaggio, vinificate in acciaio con soli lieviti indigeni e pochissima solforosa aggiunta.
Racconta la storia di un territorio, di un vitigno la garganega, di un vino che ci racconta la storia di un’idea antica, arcaica, quella del vino puro e crudo.
Il Masieri è vino semplice, limpido e definito nella sua chiarezza gustativa, un vino che non vuole andare al di là di quello che è, che và dritto per la sua strada e lo fa nel migliore dei modi; le sue qualità primarie sono la grande beverinità, la sana freschezza e la genuinità apprezzabile anche all’assaggio.
Il colore è di quel giallo paglierino lievemente più intenso di altre garganega commerciali, con brillanti riflessi verdolini e una bella densità, tuttavia limpido e cristallino.
Al naso è fresco, floreale, è primavera, è un bocciolo di vita, è uva, è frutto puro croccante, polposo, sa di uva e mela, di pompelmo e fiore d’arancio, è la fantastica pastiera di Gianluca ( N.B. la pastiera merita un post a sè tanto è buona).
La bocca è coerente col naso, dove la freschezza, la beverina acidità, la sapidità che và a braccetto con la tagliente mineralità regalano sensazioni marine, e la percezione di un frutto che senza intermezzi e intermediari dalla vite arriva al bicchiere fino al palato come fosse la cosa più naturale al mondo.image
Accompagnato con l’ottimo aperitivo di Gianluca, fatto di lieviti vari, pizza, piadina, torta salata al formaggio, lumachelle orvietane, pane all’anice con mozzarella e pomodoro, rigorosamente cucinati artigianalmente nella cucina del locale, mi spinge ad assaggiare un rosso, uno di quelli che piacciono a me, Gianluca mi consiglia Maggiorina 2010 di cantina Le Piane, azienda biodonamica situata nel territorio di Boca, nella zona dell’omonima denominazione, un po’ dimenticata e riscoperta dal proprietario Christoph Künzli, importatore e distributore svizzero, quando negli anni ’90 iniziò l’attività di vignaiolo, acquisendo i terreni e la cantina, immersi tra i boschi del Parco naturale del Monte Fenera in una zona florida di vigneti poi abbandonati e sostituiti dalle macchie.
Maggiorina è un vino che nasce da uve Croatina, Uva rara, Vespolina e Nebbiolo allevate secondo l’antico metodo della Maggiorina appunto, formato da quattro viti che si sviluppano secondo i quattro punti cardinali; i terreni dove nascono sono ricchi di porfido che dona un colore rosa antico, e al vino mineralità e sapidità, oltre a grande longevità.
Affascinante il colore di un bel rosso rubino con unghia sfumata di tonalità granate, date dal nebbiolo prevalente sulle altre uve; al naso è ricco di frutta e fiori, che si poggiano su basi minerali che odorano di roccia e sassi, ampi sono i sentori di frutti di bosco, lamponi, amarene, e note nebbioleggianti di viole e rose, più qualche accenno speziato di pepe e chiodi di garofano.
In bocca è vivo, vivace, non troppo concentrato negli aromi all’inizio, è un tripudio di acidità e mineralità, che si integra in armonici equilibri con la carnosità dei frutti quali amarene, prugne e fragoline, che emergono strada facendo, e la consistenza delle note speziate e della liquirizia. Il finale è lungo, persistente, riecheggia sentori antichi di frutta e fiori passiti e aromi speziati di pepe rosa e anice stellato.

To be continued…