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Pinot Grigio 2010 – BRESSAN

 

PINOT GRIGIO – BRESSAN

imageE noi che pensavamo che questo pinot grigio avesse fatto chissà quanti giorni di macerazione sulle bucce, io e Gianluca, Pepe, titolare di Sale e Pepe Ristobar di Orvieto (meta di appassionati natur-biodinamici orvietani e non) visto e apprezzato il colore non certo giallo paglierino smorto, ma di un vivo rame opacizzato, denso, cangiante da un intenso aranciato a un ruggine luminescente nonostante lo spessore e la densità viva del vino; ma nonostante questa netta sensazione di concentrazione di materia e ricchezza organica, la luminosità e la limpidezza del succo è meravigliosa se pensiamo anche alla non filtrazione.
Al naso è un tripudio immediato (nonostante lo apprezziamo poco dopo l’apertura, e sappiamo come per questi vini sia necessaria una ossigenazione adeguata) di aromi tendenti al polline, al miele, alla pappa reale, ai fiori gialli di campo in generale, sentori di frutta secca di albicocche disidratate, intensi e meravigliosi profumi nettarini sempre tendenti a sensazioni dolciastre misti a ricordi iodati e balsamici da ammaliare ogni senso e affascinare ogni papilla e ogni neurone ad esso associata.
La meraviglia ci coglie laddove lo annusi una seconda volta e rotei il bicchiere e apprezzi mutazioni inaspettate che virano su note più metalliche, ematiche, terrose, un misto di sensazioni di sottobosco di frutti rossi che richiamano al naso profumi di macchia e speziatura e note di erbe aromatiche quali ginepro, rosmarino, salvia. Tali sensazioni olfattive ci fanno credere ingenuamente di avere nel bicchiere un vino fortemente e lungamente macerato sulle bucce, ma la cosa meravigliosa è che non ha fatto nemmeno un giorno di macerazione sulle stesse, ma ben venticinque giorni in fermentazione, più di un anno in acciaio “sur lies” prima di essere imbottigliato e ulteriormente affinato, per renderlo così come la apprezziamo oggi.
In bocca inizialmente è abbastanza chiuso ai sensi, al palato, alle papille, vive di sensazioni ferrose sempre metalliche rugginose come del resto si sentiva al naso, poi in dolce pigrizia arrivano le note mielose, fruttate, una polpa di frutta macerata e fermentata sempre dolciastra e speziata mista a forti sensazioni alcoliche che col tempo prendono il sopravvento ma non prevaricano l’intera struttura basata su un fondo sempre grasso, burroso e mieloso dove domina la polpa di frutta disidratata tanto zuccherina e aromatica, quindi troviamo il dattero, il fico secco, le albicocche, note esotiche di mango e papaja; magnifiche le persistenze erbacee fortemente aromatiche, un vero tripudio di erbe aromatiche, di timo, salvia, ginepro.
Si svuota il bicchiere ma lui ti accompagna a lungo, in ricordi di noce, mandorle tostate, miele e capisci finalmente di aver assaggiato un vero Pinot Grigio.