Vinodivite

COENOBIUM 2012 – MONASTERO SUORE TRAPPISTE DI VITORCHIANO

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La laboriositá delle suore cistercensi di clausura del monastero, produce prodotti naturali derivati dai soli e semplici ingredienti che la terra coltivata in totale naturalitá regala: olio, marmellate e due vini bianchi Coenobium, di cui uno macerato il Ruscum, entrambi prodotti da vigneti di trebbiano 45%, malvasia 35%, verdicchio 20%.

L’allevamento delle uve operato in modo completamente naturale, senza uso di sostanze chimiche di sintesi, e la vinificazione effettuata anch’essa tramite processi liberi e naturali privi dell’eccessivo ed invadente intervento umano, regalano vini genuini, vivi, dinamici, rustici e selvatici che sanno di terra e humus, di sassi e minerali, di buccia d’uva, di tannini opulenti, ricchi, metallici, taglienti e potenti, ma al tempo stesso freschi e sbarazzini.
Il colore é un giallo paglierino ceroso, opaco e carico, con qualche riflesso di verde, e brillantezza più che dorata… è color ottone.
Odora di erbe di campo e fieno, di frutta stramatura e i suoi riflessi mielosi e caramellati; rapisce il naso e la mente alla ricerca interpretativa di ogni essenza odorosa che volteggia nell’aria, e tra note alcoliche accese e vibranti e un fondo olfattivo tanto lievitoso, si scorgono note floreali e polline, sentori zuccherini di frutta esotica, ananas e banana, pesca e sottigliezze d’albicocca.
Affascinano al naso richiami iodati marini, di odori di salsedine che si insinuano nella mente e ci portano in riva al mare.
In bocca l’approccio immediato è metallico, tagliente, quasi elettrico sulla punta della lingua; risulta ferroso ed ematico, l’ossidazione é tesa, materica, vivamente terrosa;
i sapori di fondo lievitosi sanno di frutta matura in fermento, melassa, pera matura e pera cotta; estremamente sapido e salmastro, vive sempre su toni vagamente dolciastri e poveri di aciditá beverina, tuttavia il sorso non risulta pesante o stancante, ma bensì fluido e piacevole.
Il finale è ricco di note caramellate di pera cotta, miele di melata, accenni balsamici che persistono a lungo insieme al retrogusto vivo di lieviti, minerali e crosta di pane appena sfornato, con una lieve punta acida e amaricante non percepita prima che alleggerisce il sorso e invoglia a berlo di nuovo.
É buono da bere da solo, nature, in “divina” meditazione.