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VERDICCHIO DEI CASTELLI DI JESI DOC CLASSICO “LE VAGLIE” 2012 – STEFANO ANTONUCCI

imageE’ il verdicchio base della linea Selezioni Speciali della cantina Santa Barbara di Stefano Antonucci, creatore di vini moderni ma legati fortemente al territorio di appartenenza, vini eleganti, suadenti, a tratti convenzionali e convenzionati al mercato, ma anche con una propria personalità e autenticità. Il richiamo alla terra di origine è evidente e naturalmente presente negli elementi peculiari di ogni vino; la produzione infatti è rivolta al rilancio dei vitigni autoctoni verdicchio e montepulciano riletti in chiave moderna e internazionale.

Le Vaglie è un vino che incarna appieno questa filosofia produttiva, ha una classe, un’eleganza, una finezza tipica dei bianchi internazionali moderni, conservando quella sensazione di rusticità, di territorio terra-mare, quella mineralità terrosa tipica di quella zona d’Italia che sono le Marche.
Un verdicchio che non si concede subito, ma che và aspettato, anche leggendo altre recensioni sulla rete, si capisce che dà il meglio di sè dopo alcuni anni dall’imbottigliamento.
L’affinamento di 8 mesi non prevede l’uso di legno, ma la struttura importante che ha, la complessità tannica e di aromi lo rendono un vino caratterizzato più che per l’immediatezza per la longevità, un vino i cui aromi rimangono in letargo per i primi mesi di vita nella bottiglia, ma si concedono soltanto dopo un’adeguata attesa.
Di colore giallo paglierino essenziale, non troppo acceso, con evidenti sfumature che virano al verdolino, colpisce subito per i suoi profumi innati ancora nascosti nel corpo gliceroalcolico come un bocciolo sotto le ultime brine di primavera.
Potrebbe dare ma non dà, ancora troppo breve il tempo trascorso nel vetro, ma si intuiscono questi soffusi profumi agrumati, speziati, di frutta gialla matura, si sfiora ma non si riesce a raccogliere il frutto di questi sentori, a tratti arriva una folata di zolfo, molto lieve di tartufo bianco, un qualcosa di salmastro, di mare.
Attrae il suo donarsi piano piano, col calore e la rotazione ossidativa nel bicchiere, emana fuoco, pepe, rosmarino.
In bocca sprigiona degli aromi complessi di frutta gialla, tropicale, sensazioni salmastre, che si fanno col tempo sempre più morbide e rotonde, grasse e la frutta si ricopre di burro e melassa, e la bocca diviene vellutata, e si sente qua e là pesca melba, cachi vaniglia, strudel.
Fenomenologia strutturale di un vino appena nato, ancora acerbo, che dona l’innata sensazione in chi lo assaggia, di una inevitabile futura grandezza.