Vinodivite

SANGIOVESE SIMBIOTICO 2011 – RUBBIA AL COLLE

IMG_3775Nasce da un progetto iniziato nel 1999 da Arcipelago Muratori, una cantina insolita proprietaria di 4 tenute: in Franciacorta – Villa Crespia, in Toscana – Rubbia al Colle, nel Sannio – Oppida Aminea, sull’isola d’Ischia – Giardini Arimei; basato sulla simbiosi che si instaura tra batteri e funghi micorrizici (simbiotici con la pianta ospite) inoculati nel terreno che circonda le radici delle viti.
Tale trattamento arricchisce il suolo, nella zona radicale della pianta, e porta notevoli migliorie sia per la salute della pianta stessa, sia per le uve con proprietà organolettiche e qualitative superiori, tali da non richiedere interventi invasivi nella produzione del vino, come l’uso di solforosa o di sostanze chiarificanti.
Intendendo la pianta ed in particolare le sue radici in stretto equilibrio con quella componente del sottosuolo che si identifica col termine di rizosfera (in cui vivono oltre alle radici e dalla quale estraggono i nutrienti e l’acqua necessari alla sopravvivenza, anche una moltitudine di batteri e funghi simbiotici, batteri patogeni, funghi micro e macroscopici), la vita della pianta stessa si basa su uno stretto rapporto instaurato tra l’apparato radicale e quei microrganismi che costituiscono l’insieme microbiologico del sottosuolo.
Grazie a questi microrganismi simbiotici che vivono in stretto legame con la pianta, che li mantiene in vita donando loro linfa e gli zuccheri della fotosintesi, la vite ottiene nuovo nutrimento e proprietà, come una maggiore resistenza a carenze idriche, capacità superiori di produrre antiossidanti (che si rispecchia anche nelle proprietà antiossidanti del frutto e del vino stesso), maggiore resistenza ai patogeni (come peronospera ed oidio).
Tutto questo porta ad una sensibile diminuzione dell’uso di sostanze esogene in viticoltura, a necessità inferiori di concimazioni minerali, in quanto c’è un arricchimento di sostanza organica per il terreno, e quindi un aumento dell’assorbimento radicale di micro e macronutrienti, oltre ad una aumentata estensione radicale della pianta, che porta ad una riduzione del dilavamento del terreno che significa minore inquinamento delle falde acquifere (anche per una minore presenza di composti chimici di sintesi nel suolo).
Il risultato è una vite più tollerante alla siccità, con maggiori difese immunitarie alle malattie grazie anche ad una maggiore presenza di sostanze antiossidanti.
Come già anticipato gli interventi invasivi, chimici e tecnologici in cantina saranno ridotti se non eliminati del tutto, in quanto il vino avrà proprietà antiossidanti e di longevità incrementate, che vuol dire meno solforosa usata, zero chiarificanti, e genuinità e salubrità del prodotto aumentate; oltre a superiori proprietà benefiche del vino stesso alla salute del consumatore.
Abbiamo assaggiato il sangiovese nato da questo innovativo progetto, coltivato e vinificato in Toscana, a Suvereto, nella cantina Rubbia al Colle; ci è stato proposto dai titolari di Vinoteca a San Sisto Perugia, presentato come vino innovativo e con un idea alle spalle grandiosa.
E’ un vino di 12,5° vol , fermentato spontaneamente con i propri lieviti a temperature non controllate totalmente in acciaio, affinato per 12 mesi in acciaio e 6 mesi in bottiglia, senza uso di solforosa e senza essere stato filtrato prima dell’imbottigliamento.
Nel bicchiere si presenta con un colore rosso granato intenso molto luminoso con nuances sul vetro di violetta e porpora.
All’olfatto si sente una iniziale volatile molto lieve che poi scompare per dare spazio a note di erbe aromatiche, rosmarino e alloro in primis, poi mentuccia e note balsamico mentolate; finisce il naso su frutta rossa matura, marasca in prevalenza.

Al palato evolve minuto dopo minuto; inizialmente la componente acida prevale sulla frutta, appare un po’ acerbo, statico, poco strutturato, si sente qualche frutto rosso quà e là; dopo un paio d’ore acquista un volume, una struttura, una ricchezza estrattiva ed aromatica inaspettate, possente al palato con corpo ricco di frutti rossi sotto spirito; la fruttata acidità evolve lenta verso sensazioni più vellutate di polpa di marasca e amarene in confettura.
Finisce in crescendo, un sorso molto pulito, elegante, che diventa ora cioccolata fondente, ora caffè, poi liquirizia, pepe e spezie.
L’ho trovato molto rustico e moderno al contempo, genuino e bevibilissimo, con una bella evoluzione tra acidità, fruttosità, corposità e ricchezza tannica elegante e piacevole.