Vinodivite

PODERE FONTESECCA

Podere Fontesecca sorge a pochi passi da Città della Pieve in provincia di Perugia, non lontano dal confine con la Provincia di Siena; cantina che nasce nel 2004 quando il veneto Paolo Bolla, una famiglia la sua che da generazioni si occupa di vini, si trasferisce con la moglie (originaria umbra) in Umbria e si innamora di una tenuta adiacente una vigna di un ettaro e mezzo da risistemare e ristrutturare e decide di stabilirvi una cantina a conduzione biologica.
Un territorio che riesce a far rivivere la sua storia marina, ormai preistorica ma che rinasce ai giorni nostri grazie alle tracce lasciate dal mare nei fossili intatti che popolano i terreni vitati; terreni ricchi di argilla e tufo, di scheletri calcarei fatti di conchiglie, le stesse che compaiono sulle etichette dei vini dell’azienda.
Laddove un tempo c’era l’oceano oggi vivono viti di circa quarantanni d’età, di vitigni locali come Trebbiano Toscano, Malvasia, Grechetto, Ciliegiolo, Canaiolo e Sangiovese, coltivati tenendo conto delle tradizioni contadine secondo i canoni dell’agricoltura biologica, senza usare sostanze chimiche di sintesi, solo zolfo e rame, nel pieno rispetto del territorio e della naturalità delle lavorazioni viticole delle generazioni passate.
Anche in cantina il ricordo dei metodi tradizionali legati al passato contadino sono la base su cui lo “staff” di Fontesecca si basa per vinificare le proprie uve, nel pieno rispetto della sanità delle stesse, operando fermentazioni con soli lieviti indigeni, con un uso di solforosa limitato al minimo.image
Siamo stati a trovare Paolo nella sua cantina un sabato pomeriggio di qualche mese fà, una soleggiata Città della Pieve ci ha accolto permettendoci di ammirare lo splendido panorama di cui gode la tenuta souvrastante la vigna storica posta in una immaginaria conca che vede il sole dall’alba al tramonto, una posizione meravigliosa; ancora più sotto, alla pendici delle colline Pievesi, in lontananza si vede l’autostrada A1, più a Nord Chiusi, e Chianciano Terme in provincia di Siena.
Guidato dalla grande passione per la terra e i suoi frutti, il rispetto per la natura e i suoi ecosistemi, Paolo è riuscito a creare una bellissima realtà vitivinicola, sfruttando la vecchia cantina sotterranea dove ad oggi sostano le barriques, ed una costruzione moderna con botti d’acciaio, e storiche botti di vetrocemento, bellissimo materiale dove la microssigenazione con l’esterno permette di creare dei piccoli miracoli.
Posta su questa terrazza ideale che domina il panorama c’è una piccola loggia con dei tavoli dove poter degustare i vini aziendali nelle stagioni più miti, noi abbiamo optato però per rimanere nella piccola e accogliente sala di degustazione a fianco della cantina vera e propria, lasciando fuori i musetti corrucciati di tre splendidi mici vogliosi di giochi e carezze.image
I vini prodotti rappresentano il territorio e la sua storia vinicola, hanno la particolarità di essere monovarietali, con l’intento di rendere riconoscibili e personali vitigni che altrimenti la maggior parte dei produttori vinificano assemblati o insieme a vitigni internazionali.
Infatti troviamo tra i rossi un Sangiovese, il “Pino” dedicato al padre di Paolo, un Ciliegiolo in purezza, e una vera chicca uno speziatissimo Canaiolo in purezza vera rarità umbra e nazionale, oltre ad un bianco l’ ”Elso” dedicato al vecchio proprietario, con Trebbiano toscano in prevalenza più Malvasia e Grechetto; infine un vin santo “Teod’oro” maturato 3 anni in caratelli come la tradizione vuole, ma senza usare la “madre” cosa che ha donato dolcezze ed aromi inaspettati ed inusuali ma piacevolissimi.

Tra un assaggio e l’altro abbiamo discusso del mondo dei vini biologici-biodinamici, più in particolare di quelli cosiddetti naturali, sull’esigenza vitale di leggi volte a favorire e privilegiare i VERI produttori bio e nature, laddove invece la scritta bio stà soltanto sulla carta e non si traduce in una effettiva applicazione in vigna ed in cantina di tale metodologia. Sarebbe opportuno iniziare a scrivere in etichetta gli ingredienti del prodotto finale vino, come per tutti i prodotti venduti nei supermercati e destinati all’alimentazione, come lo è del resto per la birra, ma non per il vino….

Ritornando ai nostri meravigliosi vini, li abbiamo assaggiati in quel di Roma a “vini di vignaioli” Sabato 8 Marzo, tanto ci avevano colpito che sentivamo l’esigenza di approfondirli ulteriormente, e le spiegazioni del produttore sono state lo strumento migliore per aiutarci nel nostro intento.

image

“Elso” 2012 – Trebbiano Toscano 70% , Grechetto Orvietano 20% , Malvasia 10 grado alcolico 13

da vigne di 7 e 38 anni, le uve vengono fermentate per l’80% a temperatura controllata ed il 20% senza controllo della temperatura con macerazione sulle bucce di circa 10 giorni. L’affinamento lo fa solo in acciaio per 4 mesi poi 2 in bottiglia, quello da noi assaggiato ormai da circa un anno e mezzo in vetro.
La siccità dell’annata si fa sentire nel vino, autentico nettare con grado zuccherino intorno ai 5 gr/l ma non dà per nulla fastidio alla struttura complessiva, anzi regala dei sentori fruttati e mielosi notevoli e piacevoli, in bocca rende l’ingresso del vino vellutato, morbido, la buona acidità e mineralità sapida e freschissima riescono a bilanciare la dolcezza di base tanto da destinarla al solo finale lungo e riccamente aromatico, mieloso e densamente fruttato.
Il colore è un bellissimo giallo carico, pieno, poco paglierino con tanto oro all’interno, ricco, vivamente corposo e intenso grazie alla non filtrazione, tuttavia perfettamente limpido.
Al naso parte un po’ chiuso, ma è questione di attimi per aprirsi e mostrare tutta la sua ricchezza di aromi; da annusare per ore, anche per carpirne il dinamismo della sua evoluzione incessante. Appare ricchissimo, un campo fiorito con camomilla, rose, qualche violetta, fieno; poi tanta frutta gialla matura, pesca, albicocca, qualche frutto esotico, poi sul finale note di frutta secca e toni ammandorlati; di base buona mineralità e sapidità.
Sensazioni che si ritrovano in bocca, coerentemente con il naso, come detto in precedenza.
Sà essere intenso e avvolgente, a volte morbido e caldo a volte fresco e minerale, ma lo stesso elegante e lunghissimo nelle sue note fruttate e amaricanti.

Ciliegiolo 2011 – ciliegiolo in purezza grado alcolico 14,30image
da vigne di 7 e 38 anni, le uve vengono macerate sulle bucce per circa 10 giorni in contenitori d’acciaio inox a temperatura controllata, il mosto viene fatto maturare in acciaio per 6 mesi e 3 mesi in bottiglia.
Appare di un rosso rubino intenso limpido e luminoso.
Al naso mi colpisce per sentori che non propongono subito la classica ciliegia, ma giungono a noi intense note di violetta, di fragolina di bosco, poi amarene e ciliegie sotto spirito, insieme ad altri frutti di bosco. Esprime la varietà in tutta la sua ricchezza estrattiva e corposità aromatica, regalando anche al palato effluvi alcolici di frutta liquorosa croccante ed inebriante, una densa massa tannica vivamente concentrata capace di rendere il sorso corposo, ma rimanere al contempo elegantemente snello e saettante in bocca.
Finisce meravigliosamente sapido, terroso e ferroso, con netti richiami ematici.
image

Canaiolo 2011 – canaiolo in purezza grado alcolico quasi 15 gradi
fermentato senza lieviti aggiunti in acciaio con macerazione sulle bucce per qualche giorno, affinato un anno in botti di terzo e quarto passaggio, 10 mesi in acciaio e 4 mesi in damigiana, prima di essere messo in bottiglia.
Nel bicchiere mostra un vivo colore rosso rubino carico, denso e corposo.
Al naso evolve continuamente, esprime sensazioni aromatiche molto speziate, con toni che vanno dal pepe nero, alla cannella, fino al chiodo di garofano, unitamente a sentori di china, tabacco, liquirizia e sottobosco.
In bocca è potente, strutturato, il tannino ben smussato dal legno, non si fà addomesticare del tutto e si sente in tutta la sua leggiadria.
La trama appare riccamente densa e corposa, in cui si sente la frutta di bosco in tutta la sua presenza viva, ematica, polifenolica, che nascondono l’acidità appena percepita; sentori di sottobosco accompagnano il tutto lasciando in bocca note di fungo e tartufo, insieme a note coerenti col naso di liquirizia, cioccolato e spezie finali vivide e lunghissime.
Un vino che viene prodotto solo nelle migliori annate, altrimenti viene usato per produrre un rosato insieme ad un salasso di ciliegiolo e sangiovese;
rosato 2013 pronto per essere imbottigliato, assaggiato dalla botte; non è il classico“rosatello”, ma risulta mascolino, potente, sia per l’alcol che per il tannino spinto e deciso, vi trapelano sensazioni di frutta rossa sotto spirito, come amarene, ciliegie, lampone.
Sapido al punto giusto è caldo ed inebriante, penetrante ed incisivo grazie alla sua irruenza nell’entrata in bocca, ma sa poi coccolarla e riscaldarla con la sua nota alcolica e fruttata.
Per finire Paolo ci ha deliziato con il suo passito bianco “Teod’oro”, non si può chiamare vin santo solo perchè non si è in provincia di Siena… un nettare denso, opulento, con note di frutta passita, pera stramatura e miele, ma di questo parlerò più in là quando avrò aperto la mia bottiglia.image
In conclusione una giornata d’altri tempi, trascorsa nel silenzioso e produttivo verde di un’Umbria antica e attuale, un punto di arrivo che deve essere anche un punto di partenza per il futuro dei nostri alimenti quotidiani, dove il vino occupa un ruolo troppo importante per poterlo considerare solo accessorio.
Grazie Paolo per l’ospitalità, la cortesia e gli spunti che ci hai dato durante il nostro dialogo; grazie e vivi complimenti per la tua passione e l’ispirazione veri spiriti guida nel portare avanti questa affascinante realtà di un’ Umbria buona e vera.